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I venditori Chrysler: "Dateci 500 e Bravo, in U.S.A. saranno un successo"
Wednesday, February 4, 2009
«Fiat 500 e Bravo le potrei vendere bene, aumenterei del 20% le consegne annue. Sì, le vorrei subito». Chuck Eddy, concessionario Chrysler, Dodge e Jeep dell'Ohio, non ha dubbi, anche se parla di auto che non conosce. Così, s'informa delle misure e dei prezzi: «Se restiamo fra i 18 e i 20 mila dollari - prosegue - queste si vendono eccome, da noi». Eddy è stato concessionario Alfa e Maserati e oggi è un dirigente dell'associazione dei dealers Chrysler: «Per noi l'accordo con la Fiat è perfetto: loro non hanno una rete di vendita negli Stati Uniti, quindi non rischiamo di farci concorrenza, mentre noi non abbiamo piccole macchine, quindi le Fiat sarebbero proposte originali nei nostri show room». Chuck Eddy e molti altri venditori Chrysler sono riuniti a New Orleans, insieme con alcune migliaia di colleghi di altre marche, per l'annuale Convention della Nada, l'associazione dei concessionari U.S.A. . Un'occasione ideale per tastare il polso di chi, domani, potrebbe seriamente vendere le Fiat in America. Wes Lutz, dealer Chrysler e Dodge del Michigan, vede le auto piccole come una necessità: «Gli americani continuano ad amare le grandi dimensioni, i Suv, ma è il governo di Washington che chiede di comprare auto piccole: noi dobbiamo adattarci. Sono convinto che prima o poi, qui da noi, la metà del mercato sarà composto da small cars. Insomma, l'accordo con gli italiani è prezioso». Mister Lutz è convinto che 500, Panda, Bravo e Grande Punto possano avere molto successo in Florida e in California, «dove il clima è più mite e dove, specie in California, l'attenzione all'ecologia è molto forte». Già, perché l'introduzione di small cars, più leggere e dai consumi contenuti, è la chiave per mettersi in regola con i severi standard in fatto di emissioni inquinanti. Una gamma che parte dalla piccola e parsimoniosa 500 («Abbiamo bisogno di auto da 40-50 miglia a gallone», scende nel dettaglio Lutz) è indispensabile per rispettare i limiti imposti dal governo. Chiediamo a Marshall Hebert, che vende Chrysler in Louisiana, se il marchio potrebbe avere importanza: in altri termini, meglio una Fiat 500 o una Chrysler 500? «Va bene anche il badge Fiat, purché arrivi presto! Anzi, tutto sommato, sarebbe pure meglio, perché un nuovo brand incuriosisce, richiama». A favore delle piccole con il marchio Fiat si schiera anche «JJ» Vigorito, quarta generazione di italiani in America, concessionaria nello stato di New York: «Penso che il brand Fiat stia bene sulle auto piccole: trasmette qualità. Ma è anche vero che per dare notorietà ai nuovi modelli occorreranno almeno sei mesi. E ci vorrà una grande campagna pubblicitaria». «Io ne so qualcosa - aggiunge il padre di «JJ», John Vigorito, che ha ceduto l'attività al figlio -, perché ai miei tempi ho faticato molto a vendere le Yugo, anche se devo ammettere che fra quelle auto, davvero sconosciute, e le Fiat di oggi c'è una bella differenza». Non è dello stesso avviso Wes Lutz, il quale ritiene che sarebbe meglio averle sì subito, ma con il marchio della Casa americana: «Per i miei clienti, la notorietà del nome è importante e qui i prodotti italiani sono assolutamente sconosciuti». Sulle attese della clientela, anche Marshall Hebert ha le sue idee: «Vedo in futuro il parco auto delle famiglie americane composto da un Suv e da una piccola auto. Con la benzina a quattro dollari il gallone la vita degli americani è cambiata e ora, anche se il pieno costa la metà, in molti si sono convinti che con una small car si possono risparmiare tanti dollari». I 3.285 dealers Chrysler sanno che dovranno aspettare un paio di mesi per sapere se l'accordo con Fiat andrà in porto. Intanto devono far fronte alle richieste del copresidente della loro Casa, Jim Press, che proprio qui a New Orleans, nel corso di un'animata riunione, ha chiesto ai suoi uomini della rete «almeno» 78 mila ordini per poter rimettere in moto la produzione. Ma i venditori fanno fatica a reagire alla crisi come vorrebbe il copresidente, visto che nell'insieme il loro stock, cioè le auto già parcheggiate nei piazzali delle concessionarie, è di quasi 400 mila unità.
(Fonte: www.corriere.it - 2/2/2009)
WSJ: Marchionne conta di definire l'alleanza con Chrysler entro il 17 febbraio
Tuesday, February 3, 2009
Per Fiat, l'alleanza con Chrysler è «un biglietto della lotteria» che potrebbe non valere nulla se la casa automobilistica americana non si riprenderà. Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne in un'intervista al Wall Street Journal. Nell'intervista, richiamata sulla home page del sito del quotidiano Usa, Marchionne afferma che Fiat darà a Chrysler la tecnologia per produrre piccole vetture a risparmio energetico in grado di rispondere ai nuovi requisiti federali di basso consumo. «Sviluppare questo know-how costerebbe a Chrysler 3 miliardi di dollari o più», ha detto Marchionne. Entro il 17 febbraio, Chrysler dovrà presentare al governo Usa il piano industriale nel quale si inserisce l'intesa con il produttore italiano. «Fiat sta facendo una corsa contro il tempo», scrive il Wall Street Journal, per passare al setaccio le operazioni di Chrysler «prima di andare avanti con la joint venture». Chrysler ha già ricevuto un prestito federale di 4 miliardi di dollari e ne chiede altri 3 miliardi. Stando ai termini del prestito federale, entro il 17 febbraio deve presentare un piano che dimostri come intende essere in grado di sopravvivere. Marchionne sottolinea che il gruppo torinese non prenderà soldi da Chrysler fino a quando il governo non sarà rimborsato. «Facciamo questo gratis», ha detto. L'alleanza con la Fiat ha infatti sollevato negli Stati Uniti interrogativi sulla possibilità che gli aiuti concessi a Chrysler si traducano in aiuti a una casa automobilistica straniera. Ma attraverso l'accordo Fiat punta a «far soldi»: «Non voglio avere per i prossimi 5 anni un 35% di niente… L'obiettivo è far soldi». Negli ultimi giorni Marchionne e altri dirigenti Fiat hanno discusso con le loro controparti della Chrysler per conoscere in profondità la casa americana «prima di procedere con un accordo vincolante». Fiat sta ancora analizzando le attività della Chrysler. L'accordo fra Fiat e Chrysler - scrive il Wall Street Journal - dipende dalle concessioni che la casa americana riuscirà a ottenere dai distributori, dai fornitori, dalle banche, dagli obbligazionisti e dai sindacati. La casa di Detroit ha già avviato i negoziati con la United Auto Worker, ha informato i fornitori della necessità di ridurre i prezzi e, probabilmente, chiederà ai titolari di obbligazioni di effettuare un'operazione di swap debt for equity.
(Fonte: http://online.wsj.com - 3/2/2009)
Dell'alleanza Fiat-Chrysler si occupa anche il New York Times in un'intervista parallela: «Il nuovo alleato Chrysler adotta un approccio pragmatico», è il titolo. Marchionne non fa promesse altisonanti ma dice: «Penso che Chrysler abbia tutti i prerequisiti per sopravvivere, ma come sarà tra due o tre anni? Non è che arriva la Fiat e Cenerentola si trasforma magicamente in qualcos'altro». E ancora: «Non facciamo questo perché siamo buoni samaritani. Siamo disposti a rischiare di investire tecnologia e tempo per aiutare Chrysler a tornare in vita e per portare valore agli azionisti Fiat». Marchionne, definito un «outsider» dell'establishment del business italiano, ha affermato che bisogna ristrutturare tutto quello che è necessario, anche se doloroso. «Con i prodotti giusti, Chrysler potrà far soldi con la sua quota dell'11% del mercato Usa», anche se le vendite del settore continuano a languire. E ha aggiunto che Fiat potrebbe prendere una quota di maggioranza della Chrysler se certi obiettivi saranno raggiunti. «Non chiediamo niente alla Chrysler. Non prenderemo i suoi soldi. Offriamo piattaforme, motori e una rete di distribuzione al di fuori del Nord America…. Davvero, il rischio è tutto nostro».
(Fonte: www.nytimes.com - 3/2/2009)
Un po' di cifre per iniziare...
Wednesday, January 21, 2009
L'accordo preliminare siglato tra Fiat e Chrysler, che sarà completato entro il mese di aprile, darà vita ad un gruppo automobilistico da circa 240.000 occupati (185.000 nel Fiat Group Automobiles e 55.000 in Chrysler) che, globalmente, nei 208 impianti industriali che i due costruttori possiedono nel mondo (30 di Chrysler e 178 di Fiat) costruisce oltre 4 milioni di unità. Per la precisione, secondo le prime stime di PriceWaterhouseCoopers, la produzione globale dei due costruttori ammonterebbe nel 2008 a 4.389.889 unità, a fronte delle 2.478.210 unità stimate per il gruppo Fiat e delle 1.911.679 unità stimate per il gruppo Chrysler. Con queste cifre, se i due gruppi automobilistici fossero gia uniti si aggiudicherebbero nella top ten globale il sesto posto mondiale, subito dopo il gruppo Volkswagen-Porsche (con 6.436.507 unità stimate nel 2008) e prima del gruppo Hyundai (con 4.168.937 unità). E' quanto si desume dalle stime diffuse da PriceWaterhouseCooper. Nella classifica stilata dall'autorevole istituto di analisi del settore al primo posto nel 2008 c'è il gruppo Toyota (con 9.793.862 unità), seguito da Gm (8.641.231 unità) e Renault-Nissan (6.944.531) che soffia il terzo posto a Ford (6.887.318). Sempre secondo le stime di PriceWaterhouseCooper, il gruppo Psa Peugeot Citroen nel 2008 è all'ottavo posto tra i principali produttori mondiali (con 3.379.982 unità), mentre la Daimler, che ha superato la rivale Bmw, è dodicesima (con 1.630.132 vetture) e la casa di Monaco è tredicesima (a quota 1.438.490). Nel grafico queste posizioni risultano stravolte perché immaginiamo già Fiat e Chrysler come un'unica "famiglia"...
(Fonte: www.ilmessaggero.it - 20/1/2009)
Benvenuti!
Tuesday, January 20, 2009
COMUNICATO CONGIUNTO
FIAT GROUP, CHRYSLER LLC E CERBERUS CAPITAL MANAGEMENT L.P. ANNUNCIANO PIANI PER UNA ALLEANZA STRATEGICA GLOBALE
Fiat S.p.A., Chrysler LLC (Chrysler) e Cerberus Capital Management L.P., l’azionista di maggioranza di Chrysler LLC, hanno annunciato oggi la firma di una lettera d’intenti non vincolante per la creazione di un’alleanza strategica globale. L’alleanza, che rappresenterà un elemento chiave del piano di ristrutturazione di Chrysler, potrà consentire alla società americana l’accesso a piattaforme competitive per veicoli a basso consumo, motori, trasmissioni e componenti che saranno prodotti negli stabilimenti Chrysler. Fiat fornirà a Chrysler accesso alla propria rete di distribuzione in paesi di importanza fondamentale per la crescita, oltre a significative opportunità di contenimento dei costi. Fiat offrirà inoltre servizi di management a Chrysler, a supporto del piano di ristrutturazione che sarà sottoposto al Dipartimento del Tesoro americano. Fiat è riuscita con grande successo a portare avanti e completare il proprio risanamento negli ultimi anni. L’alleanza potrà permettere inoltre al Gruppo Fiat e a Chrysler di trarre beneficio dalle rispettive reti commerciali e industriali e dai rispettivi fornitori globali. La proposta di alleanza è coerente con i termini e le condizioni del finanziamento concesso dal Dipartimento del Tesoro americano alla Chrysler. In base questo contratto di finanziamento, ognuno degli stakeholders di Chrysler - finanziatori, dipendenti, sindacato UAW, dealers, fornitori e Chrysler Financial - dovrà contribuire agli interventi messi in atto da Chrysler per il proprio risanamento. Tali passi potranno contribuire in modo significativo al piano di ristrutturazione a lungo termine di Chrysler. La finalizzazione dell’alleanza è soggetta a due diligence e approvazione da parte delle autorità regolamentari, tra cui il Dipartimento del Tesoro americano. In base all’intesa raggiunta, Fiat contribuirà all’alleanza con attività strategiche, tra le quali: condivisione di prodotti e piattaforme, inclusi quelli destinati ai veicoli dei segmenti city e compatti, per ampliare l’attuale gamma dei prodotti di Chrysler; condivisione di tecnologie, comprese quelle relative a motori ecologici ed a basso consumo; accesso a nuovi mercati, compresa la distribuzione di veicoli Chrysler in paesi al di fuori del Nord America. Come corrispettivo Fiat riceverà una quota iniziale del 35 percento del capitale di Chrysler. In base all’intesa, non sono previsti per Fiat alcun esborso di cassa verso Chrysler né impegni a finanziare Chrysler in futuro.
“Questa iniziativa rappresenta un passo fondamentale nello scenario del settore automobilistico, che sta vivendo una fase di rapido cambiamento, e conferma l’impegno e la determinazione di Fiat e Chrysler a ricoprire un ruolo importante in questo processo globale. L’accordo permetterà ad entrambe le società di accedere a importanti mercati automotoristici con un’offerta di prodotti innovativi ed ecologici, campo in cui Fiat è un leader mondiale riconosciuto, oltre che di beneficiare di ulteriori sinergie sui costi. L’accordo fa seguito a numerose alleanze mirate e partnership concluse dal Gruppo Fiat con i principali produttori automobilistici e di componenti negli ultimi cinque anni, con l’obiettivo di sostenere le aspettative dei partner coinvolti in termini di crescita e volumi” ha commentato l’Amministratore Delegato di Fiat, Sergio Marchionne.
"Una partnership tra Chrysler e Fiat è la combinazione ideale in quanto crea il potenziale per un nuovo e forte concorrente a livello globale, dando a Chrysler numerosi benefici strategici, tra cui l’accesso a prodotti che completano il nostro attuale portafoglio prodotti; una rete di distribuzione al di fuori del Nord America e risparmi sui costi nella progettazione, ingegnerizzazione, produzione, acquisto, vendita e marketing," ha commentato Bob Nardelli, Presidente e Amministratore Delegato di Chrysler LLC. "Questa operazione permetterà a Chrysler di offrire ai nostri dealers e clienti una gamma più ampia e competitiva di veicoli che rispettino i limiti di emissioni e di consumo, e al contempo rispetterà le condizioni del finanziamento del Governo. L’alleanza potrà dare anche un ritorno sull’investimento per il contribuente americano, garantendo la continuità dei marchi Chrysler sul mercato, supportando lo sviluppo futuro di prodotti e tecnologie per il nostro Paese e ricostruendo la fiducia dei consumatori e al contempo preservando posti di lavoro in America."
"Queste sono ottime notizie per il team UAW Chrysler e siamo pronti a dare il nostro supporto e a lavorare per garantire la continuità a lungo termine di Chrysler,” ha detto Ron Gettelfinger, Presidente United Auto Workers (UAW).
“Condividiamo questa importante iniziativa strategica in quanto aiuterà a preservare la continuità a lungo termine della nostra grande società, dei suoi marchi e ovviamente dei posti di lavoro UAW-Chrysler,” ha commentato General Holiefield, Vice Presidente, United Auto Workers (UAW). [Torino – Auburn Hills, MI, 20 gennaio 2009]
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